La preistoria del Perdono
Cominciamo dal termine “perdono”; è composto da per e dono. Non è per merito, né per obbligo ma è per dono. Questo lo rende molto più sicuro.
Il peccato non è l’ultima parola nella vicenda Dio-uomo. Anche per l’Antico testamento l’ultima parola è la fedeltà di Dio. Il suo perdono fa ripartire la vicenda dell’uomo dopo i momenti di fragilità. Allora dove sembravano trionfare la morte e la disperazione torna la vita che si manifesta in una nuova alleanza.
Dopo il racconto dell’uscita dalla “beatitudine iniziale” (Eden) sono arrivati gravi eventi che si sono conclusi con la riconciliazione con Dio:
Il FRATRICIDIO DI CAINO. A Caino, terrorizzato per quello che avrebbe potuto succedergli Dio dice: «Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato» (Gen 4,15). Dio è dalla parte di Abele, ma non è contro Caino;
IL DILUVIO. la narrazione del diluvio si conclude con un impegno da parte di Dio di non distruggere più il mondo e dando segni dell’arcobaleno, simbolo di pace;
LA TORRE DI BABELE. Il racconto si conclude con un nuovo inizio: la vocazione di Abramo: Dio benedirà “tutte le famiglie della terra”, ricomponendo così l’unità che si era perduta…
Ma prima c’era stato un gesto di Dio nei confronti dei progenitori che uscivano del giardino, privi del manto della loro regalità, al posto del quale si erano fatti una ridicola cintura di foglie di fico: «Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli (altri traducono: di luce) e li vestì» (Gen 3, 21). Dio li amava e li perdonava.
Israele aveva ogni anno una ricorrenza per celebrare il perdono dei peccati del popolo e della comunità. Lo “yom kippùr” (giorno dell’espiazione). Il sacerdote imponeva le mani a un capro, caricandolo simbolicamente di tutti i peccati e lo mandava a morire nel deserto con tutto il carico di malvagità compiute
Israele, convinto che il perdono si ottenesse con riti, preghiere e opere di bene. non parlava ancora di gratuita iniziativa di Dio. È il profeta Ezechiele che accenna ad essa, parlando dei “tempi messianici”: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati … Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. (Ez 36,25-28). Perdono, non solo, ma cambiamento profondo del cuore.
La costante fedeltà di Dio, quando il tempo è arrivato a pienezza, assume “il volto di un uomo”: Gesù di Nazaret. Nei suoi gesti e nelle sue parole noi scopriamo l’atteggiamento di Dio nei confronti del peccato dell’uomo.
La luce piena del Perdono
Gesù interviene nel contesto di cui parlavamo sopra. Viene annunciato come «liberatore del popolo dai suoi peccati». I peccatori sono i destinatari di questo messaggio fatto di gesti e di parole. Gesù mette subito in chiaro la differenza che lo distingue dalla tradizione di Israele: il perdono è un’iniziativa gratuita e libera di Dio. La remissione dei peccati non inizia con il pentimento dell’uomo, bensì con il perdono incondizionato di Dio. Dio si comporta in un modo completamente diverso da come pensiamo noi. Questa è la teologia di Gesù, questo è l’evangelo (= bella notizia) che è venuto a portarci. Preghiera, pentimento, proponimento, cambiamento della vita… non ci danno il perdono, ma ci mettono in condizione di capirlo e di goderne i frutti. Nel “Padre nostro” non chiediamo solo che siano perdonati i nostri peccati, ma che siano condonati i nostri debiti. Debito è la distanza che si è stabilita tra noi e il Padre, tra la nostra meschinità nei confronti dei fratelli e l’amore gratuito che egli ha per noi…
A questo punto più che alle parole e ai ragionamenti ci rifacciamo ad uno in particolare dei gesti che Gesù ha fatto per aiutarci a capire il suo “per – dono”.
Il paralitico perdonato (Lc 5,17-26). L’episodio è raccontato da tutti e tre i sinottici e si tratta evidentemente di un insegnamento. «Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: Uomo, i tuoi peccati ti sono stati rimessi». Ecco alcuni particolari da non perdere:
· Gesù è seduto e insegna. L’insegnamento di Gesù rappresenta la forza risanatrice di Dio. Chi è malato ha una sola possibilità di guarire: ascoltare la Parola che Gesù è venuto ad annunciare.
· Ci sono gli scribi e i farisei pure “seduti”. Sono venuti da ogni parte per “studiarlo”. Rappresentano un uditorio molto espressivo; indicano la presenza di coloro che, con le loro tradizioni, vogliono bloccare la forza liberante del messaggio di Gesù.
· C’è un paralitico, un escluso dalla vita della comunità a causa della sua situazione. È steso su una “barella. La comunità di Israele lo rifiuta, ma Dio è già in azione per lui. Notiamo che il paralitico non fa nessuna richiesta.
· Ci sono i portatori, persone che hanno già, in qualche modo, fatto esperienza del potere salvifico di Dio, che dimora in Gesù. Hanno fede («vista la loro fede»).
· Ci sono due gruppi: uno che cerca di avvicinare Gesù, l’altro invece costituisce un impedimento. Quella casa ricorda tanto la sinagoga occupata e dominata da scribi e farisei, che tentano di tenere segregato Gesù. Per questo la casa deve essere scoperchiata perché tutti possano godere della “bella notizia” che Gesù insegna.
· C’è “la Parola del Perdono”: Riportiamo qui il testo dell’evangelista e ne analizziamo la forza: «Uomo i tuoi peccati sono già stati perdonati» Si tratta di un perfetto passivo detto anche “passivo teologico”. Il percorso che noi facciamo per la Confessione (esame, dolore, proponimento …) ha lo scopo di farci scoprire e godere ciò che Dio ha fatto come risposta al nostro peccato. Sarebbe come se uno ti aprisse un conto in banca e tu non lo sapessi, rimarresti povero, ignorando che sei ricco.
Scrivilo sulla pietra …
Una storia narra di due amici che erano in cammino nel deserto.
Durante il viaggio scoppiò una discussione e uno dei due diede uno schiaffo all’altro. Addolorato, ma senza dire nulla, scrisse sulla sabbia: “Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo”. Continuarono il cammino, finché trovarono un’oasi, dove decisero di prendersi un bagno. L’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma l’altro lo salvò. Dopo che si fu ripreso dall’emozione, scrisse su una pietra: “Il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita”. L’amico che gli aveva dato lo schiaffo e ora lo aveva salvato gli domandò: “Quando ti ho dato lo schiaffo, tu hai scritto sulla sabbia, e adesso lo hai inciso sulla pietra. Perché?”. Rispose: “Quando qualcuno mi ferisce lo scrivo sulla sabbia, dove il vento del perdono può cancellarlo. Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per me, devo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo”.